sabato 20 dicembre 2008
martedì 16 dicembre 2008
giovedì 11 dicembre 2008
Massimo Canevacci Ribeiro - Una stupita fatticità. Feticismi visuali tra corpi e metropoli - Costa & Nolan
La cultura contemporanea è caratterizzata dalla proliferazione di nuove forme di feticismo radicalmente trasformate, rispetto a quelle classiche, dai flussi della comunicazione digitale e del consumo performativo. Il titolo del libro cita un concetto che Adorno usa per criticare il metodo che cerca di dissolvere i processi di reificazione rivendicato da Benjamin: forare le fatticità visuali, cioè l’insieme di oggetti-cose-merci, con lo stupore di uno sguardo che è avvolto e che fuoriesce dai feticismi. L’autore parte da questo concetto – la stupita fatticità, tratto dalla corrispondenza tra i due amici – per adeguarlo alla penetrazione minuziosa e perturbativa degli attuali feticismi attraverso alcune parole-chiave: bodyscape, location, attrattore. Ovvero tra i movimenti e i mutamenti del corpo panoramatico di un multividuo che fluttua tra luoghi, spazi, zone, interstizi della metropoli comunicazionale. Gli attrattori sono codici visuali ad alto valore feticista che attraggono e fissano lo sguardo. Sono policentrici e polimorfi, sincretici e fetish. Sono il movimento zero della pupilla. Da questa prospettiva, la ricerca si snoda sull’attrazione di corpi proliferanti in pubblicità, design, arte, architettura, moda; sui nessi tra sessualità-erotismo-porno; sulle bambole illusive di Rilke, perverse di Hans Bellmer, stupite di Simon Yotsuya. Infine disegna la prospettiva di un metafeticismo come possibilità politica comunicazionale per fatticità corporee liberate dallo stupore.
Don DeLillo - Body artist - Einaudi, 2001
mercoledì 26 novembre 2008
torture
torture
nulla è cambiato.
il corpo è suscettibile al dolore
deve mangiare respirare e dormire
ha pelle sottile e subito sotto sangue
ha una buona riserva di denti e di unghie
ossa rompibili e giunture estensibili
nelle torture di tutto ciò si tiene conto.
nulla è cambiato.
i! corpo trema come tremava
prima della fondazione di roma e dopo
nel ventesimo secolo prima e dopo cristo
le torture sono così da sempre
solo la terra è cresciuta di meno
e qualunque cosa accade
sembra giusta dall'altra parte del muro.
nulla è cambiato c'è soltanto più gente
oltre le vecchie offese ne compaiono di nuove
reali immaginarie temporanee e inesistenti
ma il grido con cui il corpo risponde loro
era è e sarà un grido di innocenza
secondo eterni registri e misure
nulla è cambiato
se non forse i modi le cerimonie le danze
anche se !l gesto delle mani
che proteggono il capo
è rimasto lo stesso.
il corpo si torce dimena e divincola
le gambe cedono cade le ginocchia in aria
livido gonfio sbava e sanguina.
nulla è cambiato tranne i confini
la linea dei boschi litorali deserti e ghiacciai.
tra questi scenari l'anima (animula vagula blandula) vaga
sparisce ritorna si fa più vicina si allontana
estranea a sè stessa elusiva
ora certa ora incerta del proprio esistere
mentre il corpo c'è e c'è e c'è
e non ha un posto suo
domenica 16 novembre 2008
sabato 15 novembre 2008
TransAzioni e transizioni
domenica 9 novembre 2008
TETSUO - The Iron Man, di Shinya Tsukamoto
TRAILER:
UNA RIEDIZIONE RECENTE AL FEMMINILE E DECISAMENTE TRASH E SCADENTE:
Ritornare al corpo ?
Il concetto di corpo diventa quello di entità liquida, flessibile, materia primitiva che rappresenta i mutamenti, e le soggettività mutevoli della società contemporanea.
Come abbiamo avuto modo di osservare precedentemente, il problema relativo al corpo e alle corporeità postmoderne coincide con le (inedite) modalità attraverso le quali i corpi si formano, si ri-combinano e veicolano l’azione sociale, anche in contesti virtuali o mediati dalle nuove tecnologie. Le ricerche future dovrebbero essere in grado di comprendere i diversi significati sociali che le nuove corporeità incarnano e i nuovi scenari sociali che spesso determinano.
sabato 8 novembre 2008
David Nebreda: la fotografia terapeutica
Being "camp"!
venerdì 7 novembre 2008
Sociologia della Body Art: Bacon
Sociologia della Body Art VI: Ipertecnologia e sensi
Il corpo e le sue funzioni primarie possono essere pertanto perpetrate non attraverso la riproduzione bensì potenziando tecnologicamente le sue funzioni, inaugurando pertanto l’inizio della nuova carne che non si ammala e sancendo la fine della filosofia e della fisiologia umane.
Il corpo non è più considerato come sede della psiche o del sociale, quanto piuttosto come struttura che deve essere monitorata e modificata, un corpo non come soggetto ma come oggetto, oggetto di design: esso pertanto, posti i suoi limiti, deve essere necessariamente ri-considerato e ri-progettato nella sua più intima natura, alterandone l’architettura si arricchisce la sua consapevolezza del mondo. Il corpo viene dequalificato a struttura inefficiente e non durevole, suscettibile alle malattie e alla fatica, all’età, la tecnologia in tal senso contribuisce a determinare soluzioni post-evolutive.La manipolazione diventa tema ricorrente nella produzione postmoderna. I progetti di Aziz+Cucher propongono criticamente e in maniera esplicita questa posizione. Essi lavorano principalmente sul tema della perdita dell’identità e sulle interazioni umane in una società in cui la tecnologia ha preso il sopravvento e possiede un ruolo sempre più invasivo nella mediazione dei processi comunicativi.
Sociologia della Body Art V: i video musicali (Chris Cunningham)
In Pagan poetry, il corpo ritorna prepotentemente in scena, l’immagine di Bjork si confonde con trasfigurazioni segniche che attraversano il videoclip. L’erotismo delle immagini si sostanzia nel corpo nudo della cantante, vestita di sole perle cucite direttamente nella pelle: il desiderio erotico per l’altro si concretizza nell’offerta dei piercing che cospargono la schiena della cantante negli ultimi fotogrammi (in realtà negli ultimi secondi ne vediamo fare ben due).
Sociologia della Body Art IV: Il cinema di Cronenberg
La novità del cinema di Cronenberg risiede nel rappresentare la mostruosità[1] che ciascuno si porta dentro, e nelle possibilità che queste forze corrompano poco per volta il corpo fino alla perdita dell’identità, verso carne mutante e nuovi percorsi corporei. In David Cronenberg una nuova carne e un nuovo corpo sfuggono al controllo della razionalità e della mente. Sovente i suoi personaggi vivono questo sdoppiamento.La natura sembra volersi insediare nel corpo umano trasformandolo in territorio da conquistare, così come le patologie della psiche che si trasmettono carnalmente ai corpi, alterandoli plasticamente.
In Crash (1996), Cronenberg indaga ancora il tema delle mutazioni ed esplora le relazioni tra uomo e macchina fino a con-fonderli in nuove sinestesia carnali e sessuali. La sceneggiatura, tratta da un romanzo di James G. Ballard, narra del piacere perverso e morboso di un giovane pubblicitario scoperto per caso dopo un incidente d'auto, in cui viene coinvolto un individuo, un medico, che decede. Il protagonista inizia una relazione con la moglie del medico deceduto, perdendosi nel culto dei car-crash, incontrando e coinvolgendo persone il cui dolore e piacere si incontra con le lamiere accartocciate delle automobili, dove la morte diventa il culmine del desiderio sessuale
La mostruosità, quindi, non solo va considerata come un elemento vivificatore, ma assurge a condizione indispensabile per la sopravvivenza del creato, a manifestazione della sua incessante trasformazione e della sua adattabilità. Epifania della potenza della natura, principio motore di contro all’immobilità della forma, il mostro instaura la pluralità, provoca la trasformazione. L’inconsueto, l’anomalo non sono più espressione dell’irrazionale o dell’arbitrario, ma sono principi vitali che, attraverso un processo incessante di composizione e di ricomposizione, strutturano al realtà, adattandola a condizioni perpetuamente mutevoli. Il mostro non si scontra con l’umano e il normale, ma ne è parte integrante; non è una sconfitta della natura, ma è la manifestazione del potere vitale dei corpi viventi” (Mazzocut-Mis, 1994: XI).
Al già citato lavoro di Croneberg si suggerisce la visione del classico di Tod Browning Freaks (1932), ai cortometraggi e ai videoclip di Chris Cunningham (in particolare i videoclip di Aphex Twin Come to daddy (1997) e Windowlicker (1998), al commercial per la SONY Playstation Mental Wealth e l’inquietante trailer Rubber Johnny).
Sociologia della Body Art III: Orlan
Il lavoro di Orlan si compone di registrazione video, fotografia e reliquari nonché istallazioni come quella al Centre Pompidou nel 1994, in cui l’artista propone ritratti di se stessa generati al computer attraverso la tecnica di morphing. Alla sua immagine sono accorpate e mescolate caratteristiche somatiche delle icone della bellezza femminile occidentale: dal mento della Venere di Botticelli, agli occhi della Psiche di Germe, alla fronte della Mona Lisa di Leonardo, alle labbra dell’ Europa di Boucher. La pelle, l’identità dei corpi, diventa superficie osmotica dell’essere, esistenza come interfaccia, relazione tra l’interiorità e l’apparenza.
Sociologia della Body Art II: la carne
Il corpo nella postmodernità sembra assumere nuove connotazioni: si pensi all’AIDS, per esempio, e alle diverse formulazioni ed immagini di corpo cui ha dato vita, in termini di T-cells e CD-4 clusters o nella presentazione della fragilità di corpi malati contro le promesse di eternità della medicina moderna. A questi temi si riferiscono i lavori di Ron Athey, AIDS activist, soprattutto nelle collaborazioni con Lawrence Steger in Incorruptible Flesh. Il titolo si riferisce al corpo di un santo che rimane puro, statico, immutabile e venerabile e insieme connota quella tipologia di corpo che risiede al di là della corruzione della carne e del decadimento. I due body-artists intendono esplorare il loro status di persone infette HIV+, ed in modo specifico esplorare l’idea del corpo come manifestazione fisica della malattia (del virus) che rappresenta le contraddizioni del vivente che ha contratto il virus e della promessa di vita eterna e dell’aldilà.
Nel caso di Franko B, protagonista della body art, il corpo diventa zona di Guerra, camera della tortura, spazio della performance. Egli infatti si procura volontariamente ferite ed emorragie in scena. Le immagini che crea si riferiscono alle costrizioni delle istituzioni totali: il nosocomio, l’ospedale e le restrizioni corporee (la camicia di forza, la sedia a rotelle, la gabbi e la borsa del catetere). In un certo modo si tratta della rappresentazione del corpo sociale iscritto nel corpo fisico e delle istituzioni sociali che imprimono il loro marchio direttamente sul corpo, dal momento che le form di controllo che promuovono passano attraverso il corpo e vi si imprimono.Il corpo e i suoi più intimi componenti, il sangue, diventano pubblici: nelle performance rituali e viscerali del corpo, bisogni organici e desiderio di funzionare come umano sintetizzano la tensione verso la riappropriazione del corpo. Abietto, nudo, abusato, coperto di sangue e fluidi corporei ricorda le caratteristiche dell’essere corpo che proviamo a dimenticare: Franko B usa il suo corpo come spazio della performance considerandolo come diritto inalienabile di poterlo usare come sceglie di fare contro i tentativi di restringere, abusare, strumentalizzare e invadere gli spazi vitali. In tal senso il corpo viene cruentamente proposto al fine di non essere dimenticato ed eluso dal mondo sempre più sterile, tecnologizzato
Sociologia della Body Art
La body-art si fonda e confonde nel tripudio della sensorialità: vista, gusto, olfatto, tatto e udito diventano strumenti e fini della performance attraverso la quale l’artista aggredisce se stesso e il pubblico al fine di presentificare la propria esistenza. “L’uomo è ossessionato dalla necessità di agire in funzione dell’altro, ossessionato dalla necessità di mostrarsi per potere essere. Si vuole vivere l’ethos e il pathos collettivi, cogliere nella fisicità bruttale l’esistente, produrre fenomeni spudoratamente tali (il dramma è nel fatto che l’espressione fenomenica è condannata dalla sua stessa natura espressiva a convertirsi in simbolo), comunicare qualcosa di sentito prima ma di vissuto in quel momento, compiere un ritorno all’origine ma senza uscire dal presente, riportare l’uomo all’autorelazione e alla relazione con gli altri, cioè al suo modo di esistenza specifica […].” (Vergine, 2000: 8)
“Registratori, cineprese, macchine fotografiche, misuratori e tracciati topografici sono i mezzi cui si ricorre per fermare una quantità di piccoli episodi privati. L’artista diventa, dunque, il suo oggetto. Meglio, l’artista è tetico di sé ed è tetico dell’oggetto, pone cioè se stesso come oggetto, essendo cosciente di tale processo. […]. Le testimonianze di sé, della propria vita, l’intera sfera del “privato” vengono impiegate come materiale di repertorio. Tutto diventa recuperabile: una qualunque azione di un qualunque momento di una qualsiasi giornata; le proprie foto, le radiografie e le scopie; la propria voce; tutti i possibili rapporti con gli escrementi e con i genitali; ricostruzioni di fatti del proprio passato o messe in scena di sogni; l’inventario degli incidenti di famiglia; la ginnastica, la mimica e le acrobazie; le percosse e le ferite.” (Vergine, ibid.: 15)
“Con la Body Art l’artista diviene opera d’arte, investe il suo corpo di un rapporto oggettuale, si ridefiniscono le geografie corporali, una visibilità del corpo che l’arte attesta su immagini vive, carne e sangue, ferite e cicatrici, organi interni e cadaveri. E intorno a questa nuova rivolta della percezione, la necessità per l’arte di trasgredire i tabù sociali legati a modelli fisici istituiti, attorno ai quali l’identità è tradizionalmente concepita. L’azione è un atto performativo agito in tempo reale, a cui il pubblico non può sottostare, in cui viene costretto a provare imbarazzo, sorpresa, disgusto, eccitazione. Il corpo diviene linguaggio assoluto, medium attraverso il quale l’artista si trasforma, trasforma la propria immagine e la propria identità. Il corpo diviene materiale plasmabile” (Alfano Miglietti, 1997: 24-25).
Possiamo distinguere all’interno delle diverse correnti artistiche che ispirano la body-art svariati temi (sadomasochismo, travestitismo; inversione dei ruoli; maschera e smorfia) che tuttavia possono essere ricondotti alla concezione del corpo come limitazione e come possibilità. Nel primo caso sono identificabili i tentativi di ricorrere a tecnologie che possano ovviare all’obsolescenza del corpo (Stelarc), all’insegna di una nuova carne e di nuove forme del desiderio (Orlan), facendo ricorso a sovvertimenti e a forme di auto ed etero-aggressività, scomposizione della normalità delle immagini in cui l’uomo è convenzionalmente costretto a riconoscersi; sovvertimento dei ruoli e delle funzioni (sessuali, normativi, morali) come possibilità di intervenire nella propria vita: i processi artistici e mentali assumono traslazioni somatiche e sono esperiti come operazioni somatiche, i corpi diventano corpi ibridi, in metamorfosi, l’identità diventa compito individuale sottratto alla sessualità (si pensi alla dissoluzione dei confini tra maschile e femminile, alle forme di androginia, desessualizzazione e sessualizione inedite proposte da Lüthi, Sieverding, Castelli, Messager) e alla razza (i corpi di Mapplethorpe nelle commistioni di fotografia e pornografia sono per esempio sovversioni delle stereotipie razziste della classe media americana) in visione dell’autocreazione e l’automutazione, della frammentazione del corpo (i corpi a pezzi e i corpi morti fotografati da Andres Serrano).
K.Sieverding, Selezione di 148 fasi della stessa
situazione “senza titolo”, 1973 (particolare); U. Lüthi, This is about you, 1973 (part.)