venerdì 7 novembre 2008

Sociologia della Body Art: Bacon




Il tema della dissoluzione (già trattato da Greenaway in Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989), in questo caso si portava in scena l’opulenza del cibo e dei colori e il cannibalismo) si farà tema ricorrente nell’opera di Francis Bacon. La pittura di Bacon è caratterizzata non solo dalla trasformazione dei codici linguistici e figurativi, ma della carne morta ed inerte (meat) in carne viva e dilaniata (flesh), che si ibrida con le paure e l’orrore, frammentandosi e componendosi in brandelli, in bocche digrignanti, corpi vestiti e decapitati, che si scompongono in spasmi, in tentativi di umanizzazione, bambini paralitici che camminano a quattro zampe ispirati alle fotografie di Muybridge. “Ciò che Bacon ha di particolare è che la sua presenza […] salta agli occhi e che l’opera porta le impronte del suo agire, un po’ come la carne di una persona conserva le cicatrici di un incidente o di un’aggressione. Aggressione, parrebbe, contro il modello sottoposto a questo trattamento spietato e aggressione contro lo spettatore, che facilmente giudicherà mostruose queste figure che si potrebbero credere sorprese nella convulsione di un attimo estremo o ridotte da qualche catastrofe allo stato di groviglio di muscoli” (Leiris, 2001: 16; vd. Anche Bacon-Archimbaud, 1993; Deleuze, 1995).




Nessun commento: