venerdì 7 novembre 2008

Sociologia della Body Art VI: Ipertecnologia e sensi



Ritorniamo alla body-art: Stelarc artista australiano originario di Cipro ha iniziato sin dalla fine degli anni Sessanta a sperimentare i confini del suo corpo. Famose le ventisette performance The Body Suspensions, effettuate tra il 1976 e il 1988, in cui attraverso forme di meditazione si fa appendere con imbragature e con ganci e uncini conficcati nella pelle in spazi urbani (Copenaghen, New York) e in gallerie d'arte (Tokiwa Gallery e Tamura Gallery di Tokyo, Accademia d'arte di Monaco). Si tratta di azioni che trasgrediscono non solo la soglia del dolore ma si risolvono anche in un tentativo di sfida delle leggi di gravità e dello schema corporeo. Sono del 1981 e del 1994 rispettivamente Amplified body e Laser eyes and third hand: in questo caso Stelarc lavora alla creazione di un vestito elettronico il cui fine è di amplificare ed estendere i processi corporei, le onde cerebrali, i movimenti muscolari, le pulsazioni, la circolazione.Nel progetto The Third Hand, del 1981-1994, viene definite una mano artificiale, aggiunta al braccio non come sostituzione prostatica, ma in grado di muoversi autonomamente, attivata dai segnali elettrici dei muscoli addominali e della gamba. La terza mano è in grado di aprire e chiudere le dita, di ruotare il polso e possiede un rozzo senso del tatto. L’idea principale di Stelarc ruota attorno alle possibilità di potenziare il corpo umano sia attraverso accorgimenti di tipo tecnologico che fisico. In tal senso vigogna leggere i tentativi di vincere la forza di gravità con rituali primitivi e le performance low-tech e high-tech relative alla terza mano o alle intrusioni cyber. Il corpo diventa oggetto di esperimenti fisici e tecnologici che ne scoprono i limiti, rivelandone l’obsolescenza.

Il corpo e le sue funzioni primarie possono essere pertanto perpetrate non attraverso la riproduzione bensì potenziando tecnologicamente le sue funzioni, inaugurando pertanto l’inizio della nuova carne che non si ammala e sancendo la fine della filosofia e della fisiologia umane.
Il corpo non è più considerato come sede della psiche o del sociale, quanto piuttosto come struttura che deve essere monitorata e modificata, un corpo non come soggetto ma come oggetto, oggetto di design: esso pertanto, posti i suoi limiti, deve essere necessariamente ri-considerato e ri-progettato nella sua più intima natura, alterandone l’architettura si arricchisce la sua consapevolezza del mondo. Il corpo viene dequalificato a struttura inefficiente e non durevole, suscettibile alle malattie e alla fatica, all’età, la tecnologia in tal senso contribuisce a determinare soluzioni post-evolutive.La manipolazione diventa tema ricorrente nella produzione postmoderna. I progetti di Aziz+Cucher propongono criticamente e in maniera esplicita questa posizione. Essi lavorano principalmente sul tema della perdita dell’identità e sulle interazioni umane in una società in cui la tecnologia ha preso il sopravvento e possiede un ruolo sempre più invasivo nella mediazione dei processi comunicativi.




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