venerdì 7 novembre 2008

Sociologia della Body Art V: i video musicali (Chris Cunningham)

Nei video-clip della cantante islandese Bjork si scorge una particola attenzione per la dimensione corporea e per le sue rappresentazioni, due lavori in particolare, All is full of love (diretto da Chris Cunningham, 1999) e Pagan poetry (diretto da Nick Knight, 2001), presentano, rispettivamente, l’idea della commistione del corpo con la macchina e la presenza del corpo con le sue percezioni ed alterazioni. Il primo video è girato all’interno di un laboratorio, abitato da bracci elettronici che stanno assemblando un androide: l’atmosfera si rarefa attraverso luci fluorescenti, scoppiettii di micro-saldature, rumori elettrici. Vediamo via via l’androide femmina in posizione fetale, in pezzi non ancora assemblati, sebbene si tratti di un essere artificiale esso trasmette eleganza e bellezza, suggerite altresì dalle macchine che si muovono sinuosamente e lentamente. Gli occhi umani e il viso dell’umanoide, ricalcati sulla figura della cantante, suggeriscono il possesso di coscienza; subito si scopre che esiste un altro umanoide, dalle stesse fattezze. Le due si coinvolgono in un amplesso, si confondono, baciandosi, accarezzandosi, vernice bianca che vischiosamente scorre, luci fluorescenti.



In Pagan poetry, il corpo ritorna prepotentemente in scena, l’immagine di Bjork si confonde con trasfigurazioni segniche che attraversano il videoclip. L’erotismo delle immagini si sostanzia nel corpo nudo della cantante, vestita di sole perle cucite direttamente nella pelle: il desiderio erotico per l’altro si concretizza nell’offerta dei piercing che cospargono la schiena della cantante negli ultimi fotogrammi (in realtà negli ultimi secondi ne vediamo fare ben due).








Nessun commento: